Critica

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mostra collettiva "E allora?" - Zerouno, Fondazione Giuseppe de Nittis

Valentina Porcelli è palesemente attratta dalla ritrattistica.

Dipingere la gente, le donne, è prerogativa cardinale di un'arte leggera ed intensa che appare di semplice comprensione, ma che allo sguardo attento svela dettagli, accuratezza, precisione.

Un mondo si cela e si svela insieme in quei toni sempre pacati, in quella semplicità apparente che lascia che le protagoniste appaiano quasi sospese agli occhi dell'osservatore, con un'ombra appena abbozzata, in un fondo volutamente chiaro, celeste, in cui la distensione estrema del colore lascia interdetti se quelle donne emergano o entrino nella magia dello spazio.

Un'arte delicata e volutamente pacata da cui esplode la sensibilità di un animo giovane e leggiadro sa attuare un dialogo visivo tra chi osserva e chi è dipinto alla ricerca continua di intesa.

Una serenità indiscussa emerge dai lavori, gente comune posta lì seduta o in piedi a guardarti frontalmente o dall'alto, senza sfrontatezza. 

Ed è proprio la semplicità e la grazia della mano ad essere i protagonisti di quest'arte poiché c'è tutto un universo lessicale, mai pronunciato, in quegli sguardi dalla forza espressiva travolgente, una classe così determinata ed una raffinatezza così disarmante che non resta che tacere per entrare nella grandezza di quei mondi celesti sospesi che accolgono l'osservatore certo di trovarsi.

– Anna Soricaro

ExpArt Studio&Gallery

Valentina Porcelli si avvale di un realismo plastico per raccontare le sue muse.

Bloccate in un momento sospeso, le luci forti a dissolvere quante più ombre possibili conferiscono al suo lavoro un profondo senso di irrealtà apparentemente ingiustificato.

Gli sguardi fermi appaiono quantomai interrogativi, racchiusi nelle pennellate dell'artista.

Entrambi i lavori ci invitano ad andare “oltre”, a superare lo strato di colore sulla tela per interagire con i loro soggetti, a oltrepassare quel sottile strato di pelle per incontrare la purezza delle sensazioni da lei racchiuse.

Le sue grandi tele giocano con lo still life, ponendone al centro donne ferme e risolute, catturate in attimi indistinti, sguardo fermo ma mai assente.

La posa, che appare come irrigidita, trasmette una forte tensione.

Le sue protagoniste sembrano colte giusto un attimo prima di un movimento risolutivo, di uno slancio decisionale.

– Silvia Rossi